DIO NON È ONNIPRESENTE

20 Apr 2020 BLOCK NOTES @ntonella
DIO NON È ONNIPRESENTE

testo e foto: © Antonella Di Girolamo

«Buongiorno Tilia! »

«Ciao Mavi come stai? »

«Bene! E tu?»

«Tutto bene e si procede»

« Il mio esperimento è pronto, puoi scendere più tardi verso le seiemezza?»

«D’accordo, a più tardi»

«Ti aspetto»

«Buon pranzo»

«Buon pranzo»

Sorrisi e cenni di mano.

Oggi, sabato, è il 31° giorno di quarantena nazionale e 46° giorno di Quaresima.

Domani, domenica, è Pasqua.


L’abitare nei palazzi a ringhiera rende la quarantena meno taciturna.
In questo tempo non è più una ringhiera che ringhia.

La mattina è tutt’altro che silenziosa, l’elicottero, in sorvolo circolare, da qualche minuto è sopra il quartiere e le sirene della polizia hanno appena spezzato questa strana atmosfera di attesa, rassegnata e consapevole.
Il palazzo è antico, anzi vecchio.
Il palazzo è del 1887, di edilizia ultrapopolare e, sebbene l’età lo qualifichi come “antico”, il tipo di struttura e la manutenzione sporadica lo etichetta come “vecchio”.
Una società immobiliare dell’epoca lo costruì per gli operai che lavoravano nelle fabbriche della zona. Allora estrema periferia.
Le case sono piccole o piccolissime, ma i ballatoi permettono una via d’uscita.

Una via di scampo. Fuori. Non necessariamente per rimirar le stelle.

Ogni scusa può essere valida. Appena il freddo dell’inverno comincia ad attenuarsi, si va all’esterno per prendere un po’ d’aria nelle ore tiepide della giornata. Ma quando il caldo diventa faticoso, durante le estati, l’ora d’aria diventa serale, per il fresco piacere della brezza.
Tilia in questi decenni aveva notato e annotato, non a fini statistici, che la differenza della postura solitamente è di genere.
Le donne sedute sulle sedie, davanti alla propria porta. Gli uomini appoggiati al passamano della ringhiera, davanti alla propria porta.

Raramente viene occupato lo spazio antistante le altrui porte.


Alle seiemezza Tilia scende le due rampe di scale.

Suona alla porta. La voce del campanello, non più confusa dai rumori di sottofondo, sembra aver riguadagnato una potenza inusuale.
Mavi si affaccia con il sorriso compiaciuto. I suoi occhi blu, leggermente strizzati dai muscoli orbicolari, sorridono a pensieri articolati e complessi.

Tilia conosce quello sguardo e sa che l’attende una lunga e interessante chiacchierata, confermata dalla ritualità della preparazione dell’incontreventincontro.
Mavi sistema sul ballatoio, simmetricamente ai lati della porta, due sedie, di quelle un po’ più piccole della misura standard.
Il solito tavolino d’appoggio, piccolo, marrone scuro, forse di noce, forse dei primi del ‘900, con un curioso piano esagonale, senza intarsi né intagli, è posizionato a cavallo della soglia.
Tilia cerca con lo sguardo le unghie intagliate delle zampe ferine fissate all’estremità delle quattro sottili gambe scanalate che sorreggono il tavolo. Le piacciono i dettagli.
Una sottile bottiglia di vetro chiaro, con all’interno un liquido ambrato, e due bicchierini vengono poggiati sulla tovaglietta di fiandra.

Domani, domenica, è Pasqua.


«Sai Tilia, la Quaresima è un momento di riflessione e di silenzio. E cosa c’è di meglio del liquore fatto in casa, che in quaranta giorni si è trasformato, per abitare questo momento?»

«Grazie Mavi, versamene poco pochissimo sai che sono astemia comunque ne assaggerò un po’»

«Eccolo l’esperimento!» Il tono è fiero, il sorriso soddisfatto, mentre lo versa.

La dimensione lillipuziana dei bicchieri muta l’ipotesi in certezza. Il grado alcolico dell’esperimento in forma liquida è elevato.

«Poco Mavi poco!»

«Dai Tilia, questo liquore è come la trinità; tre ingredienti che diventano uno» e strizza l’occhio «non ho seguito la ricetta originale, qui c’è solo zucchero, alcool e Laurus, o meglio l’alloro che ho raccolto l’ultima volta che sono andata a trovare la mia amica Nora nella sua casa di campagna prima della sospensione da quarantena»

«grazie Mavi»

«alla vita»

«alla vita»

«Adesso voglio dirti perché Dio non è onnipresente»

«E’ fortissimo buono però buono ma fortissimo» Tilia complimenta mentre tossisce a causa del Laurus che, ignorando l’esofago, prende la via della trachea e ironizza «Ma questa è una penitenza quaresimale?» e strabuzza gli occhi, forse, anche per quell’affermazione inaspettata.

Mavi ride forte, con cuore e con diaframma.

«Sai Tilia, la Quaresima non è una penitenza né una rinuncia, è il prendersi tempo per ascoltare la propria voce. E’ il fermarsi per capire e decidere da che parte stare e cosa fare, e se te lo dico io che sono nata il giorno del caos…»

Mavi era nata l’8 settembre 1943. Il giorno buio.

«…e se te lo dico io che ho nel mio nome il dualismo della mia famiglia…»

Mavi era la sintesi del suo nome doppio; Maria Vittoria.
La registrazione all’anagrafe, data la confusione drammatica del momento, fu fatta diversi giorni dopo. Tempo utile per trovare l’accordo di entrambi i genitori.

Il padre non praticante, ma di valori e principi cristiani, aveva voluto il nome Maria, in onore della natività della Beata Vergine celebrata proprio l’8 settembre. La madre, di famiglia comunista e atea, o meglio agnostica, non avrebbe rinunciato al nome che invocava la sconfitta del fascismo e la fine della guerra; Vittoria.
Così viene registrata Maria Vittoria.
Così nasce Mavi.

«Sai Tilia, quando Gesù va nel deserto, abitato dal silenzio profondo, va a pensare, va a riflettere e riesce a sentire la propria voce»

Mavi versa il secondo giro del Laurus e quel sapore amaro, che brutalizza le papille, inizia ad essere apprezzato da Tilia, che entra nel gioco.

«Ma non incontra il diavolo tentatore?»

«Non crederai al diavolo con corna e zoccoli?»

«Ah no?» Tilia, grata alla propria ignoranza religiosa, può ogni volta stupirsi delle parole di Mavi.

«Il diavolo è quella parte di noi che pone domande, che crea dubbi, per poi darci la possibilità di scelta, di cambiamento e di mutazione. L’immobilismo dei propri convincimenti, quello sì, che è infernale. Il diavolo è il dubbio, è la domanda»

«allora non esiste nemmeno l’inferno? posso stare tranquilla» spiritoseggia Tilia.

«Il Diavolo non esiste, è solo una parte di noi, ma l’inferno sì, l’inferno esiste, quello sì, ed è solo opera nostra» Per un attimo, Mavi non è più presente, forse riaffiorano ricordi dolorosi, la voce diventa lontana. Per un attimo. Solo un attimo.

Poi Mavi torna con tono vivace e prosegue il dialogo.

«Demolire le certezze granitiche può portare a rafforzare le proprie sicurezze oppure a cambiare idea. E’ comunque sempre liberatorio ma…»

«ma?»

«La certezza può essere, anzi, ci deve essere la certezza temporanea, per poter prendere una decisione e fare la scelta che determina l’azione»

Mavi, in pensione da oltre un decennio, aveva lavorato in ospedale per 42 anni, prima come infermiera e poi, per metà di questo tempo, era stata caposala in rianimazione.

In rianimazione aveva imparato a non avere certezze assolute. E non solo in rianimazione.

«Il diavolo è simpatico, è una parte di noi e quindi non possiamo non esserci simpatici nella nostra completezza, ti pare?»

«Mavi, non so se è l’alcool del secondo giro che sta facendo effetto, ma ti seguo con fatica»

«Guarda Tilia, il Laurus, corona dei Cesari e nettare di Bacco, è utile per parlar di Dio»

«Scusa Mavi, ma ho perso il filo, perché prima hai detto che Dio non è onnipresente?»

«Tu credi in Dio? »

«Non saprei…potrei dirti…adesso…ora in realtà…forse…sotto i fumi dell’alcool, ci devo pensare, però da sobria, così capisco meglio i miei pensieri al riguardo…»

«eh già» e ride di nuovo.

Tilia si chiede se è divertente ciò che ha detto o se il tutto è dovuto al momento altamente alcolemico.

«Seguimi attentamente Tilia»

«sì»

Ecco che i discorsi di Mavi prendono la via del soliloquio.

«Se per trovare Dio si deve necessariamente andare, in questo momento difficile, volontariamente colpevoli di egocentrismo, nelle chiese, nei templi e nei luoghi a lui dedicati, magari anche affollati, in una circostanza come questa, in barba alle direttive sanitarie probabilmente utili a contenere la pandemia, allora Dio non è onnipresente, ti pare?

«mmh»

«Anzi ti dirò di più, Dio non è onnipresente e nemmeno onnisciente e nemmeno onnipotente»

«ah no?» Tilia non si limitava a sentire le parole di Mavi, a lei piaceva ascoltare.

«Se Dio ha bisogno che si mostri la fede con passerelle e street carpet , dalla perfetta impostazione teatrale, allora non è onnisciente, ti pare?»

«mmh cioè?»

«Se Dio conosce tutto, allora conosce anche la fede che staziona negli animi dei suoi fedeli senza bisogno di plateali ostentazioni, ti pare?»

«mmh»

«Se tutto sa, non ha bisogno di dimostrazioni, ti pare?»

«mmh e con l’onnipotenza come la mettiamo?»

«Se Dio può tutto ed è così onnipotente tanto da lasciare agli umani il libero arbitrio, allora non ha bisogno di ubbidienza. È contradditorio. Se è onnipotente, non ha bisogno di trasformare la libertà in sudditanza, ti pare? »

«mmh, Mavi ma stai parlando di religione o di politica?»

«Se Dio mi ha dato la libertà d’azione, gli mancherei di rispetto se non la usassi, e quindi non è lui che vuole l’ubbidienza, ti pare?»

«mmh beh queste cose non servono a Dio ma ai credenti in quel tipo di Dio, forse»

«e allora quando in un momento come questo, di pandemia mondiale, se la virtù cardinale della prudenza è sostituita dal vizio capitale della superbia, Dio è sconfitto e se si può sconfiggere Dio vuol dire che…»

«…che Dio non esiste?» Tilia anticipando la fine della frase di Mavi come a dimostrare di aver capito il suo pensiero.

«beh può anche esistere ma allora non è né onnipresente né onnisciente e nemmeno onnipotente»

«Mavi ma tu ci credi in Dio?»

« No, non credo in Dio però ho Dio. E nessuno me lo può togliere. Il mio Dio, che è a mia immagine e somiglianza, è simpatico e divertente, contento della mia contentezza, non mi chiede dimostrazioni di ubbidienza, né sacrifici né penitenze né tantomeno sofferenze. Non chiede. Ecco il mio Dio c’è ed è con me. Ovunque, comunque e semprunque. La mattina prende il caffè con me, ma nemmeno tutti i giorni perché abbiamo da fare entrambi»

« il tuo Dio non chiede nulla?»

«sì qualcosa chiede anzi no, suggerisce»

«cosa?»

«di esserci»

Oggi, sabato, è il 31° giorno di quarantena nazionale, ancora centinaia di morti, e 46° giorno di Quaresima.

Domani, domenica, è Pasqua. E nessuna resurrezione.

Questa è una fake story, nulla è vero.

Forse.


L’11 marzo viene firmato il “Decreto #IoRestoaCasa”, il provvedimento che estende a tutto il territorio nazionale le misure di per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus covid-19. La quarantena.

Mercoledì 26 febbraio inizia la Quaresima.

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