Il fazzoletto di rasorosa – Le nonne NON devono morire

25 Mar 2020 BLOCK NOTES @ntonella
Il fazzoletto di rasorosa – Le nonne NON devono morire

testo e foto: © Antonella Di Girolamo

Le nonne NON possono devono morire.

Nonnagiù tirò fuori un fazzoletto di rasorosa, quadrato, piccolino, lo piegò in due così da ottenere un rettangolo, poi di nuovo in due e tornò ad essere quadrato e poi di nuovo in due, ma questa volta la piegatura venne fatta in diagonale, così da ricavarne un triangolo. E così me lo diede.
Con uno spillo mi punse il dito. Così il fazzoletto non avrebbe raccolto le mie lacrime ma l’avrei usato solo per soffiarmi il naso.
I suggerimenti delle fate sono importanti.


 Alissa aveva due nonne.
Nonnagiù e nonnasù.
La collocazione geografica della loro residenza, più precisamente l’altitudine, dava il suffisso al nome.

Nonnasù era quella che abitava sulla montagna. Per raggiungerla bisognava percorrere una strada non lunghissima ma che appariva tale per i molti tornanti e salite e obbligava ad una velocità cauta e prudente. La montagna era molto molto alta, ma non altissima, e nelle giornate di sole, man mano che ci si avvicinava, ad Alissa appariva imponente. Nei nebbiosi pomeriggi invernali, la montagna diventava cercata e ripescata nelle immagini della memoria.

Nonnagiù era quella che viveva al mare. Le strade, perlopiù comode rettilinee, erano delle discese calme con i pini marittimi, ai bordi della strada, distanziati a intervalli quasi perfettamente regolari. I campi erano coltivati in geometrie stagionali, mutevoli nel colore e nel pattern, a seconda dei prodotti seminati. Quando il mare appariva all’orizzonte Alissa sapeva che si era giunti a destinazione.

Nonnagiù non amava i dogmi. Di nessun tipo.

Nonnagiù amava ripetere sempre:

“Ragiona con la tua testa”

“Non credere a tutto quello che ti si dice”

“Devi sempre capire il perché delle cose”

“Usa la testa, pensa, ragiona e non ubbidire ciecamente.”

Per nonnagiù “usa la testa, ragiona” era l’unico vaccino contro “l’ubbidienza ebete e la libertà egoista”

Certo!

Ma quando i perché curiosi di Alissa mutavano in perchè provocatori, l’imperativo di Nonnagiù veniva imposto e praticato.

Ad ognuno il suo mestiere.

Davanti casa di Nonnagiù c’era un campo incolto.
Durante le visite domenicali, per guardare meglio dalla finestra, Alissa con movimento circolare puliva il vetro appannato e creava un oblò. Così si incantava a guardare il campo. In attesa.
Lentamente, ma inesorabilmente, a primavera il campo iniziava a pispigliare e, con lo sbadiglio del risveglio, apriva mani invisibili che liberavano perle preziose e colorate. Quel fazzoletto di terra si trasformava in prato e le piccole gemme mutavano in fiori chiamanti.
Alissa, abbandonati i quaderni da colorare e i pennarelli sul tavolo della cucina, andava alla ricerca di tesori e preziosità, in quel regno ormai palesemente e scientificamente dichiarato “magico”.
Le sue mani cercavano nella terra, tra le foglie e in mezzo ai fiori. Sassi, legnetti e formiche erano il bottino felicitante.


Solitamente Alissa non aveva divieti ma soluzioni illustrate trasformate in fabule.

Nonnagiù, classe 1931, guerra e fame nella sua memoria, aveva le regole sedimentate dalle grandi tragedie e che venivano tramandate con insegnamenti dettagliati. Le norme igieniche basilari si diluivano in racconti semplificati e il ragionamento che ne derivava sollevava da ogni sforzo mnemonico e, con la loro comprensione, da ogni obbligo di ubbidienza cieca.

“Devi sempre capire i perché delle cose” amava ripetere.

Quando si è bambine bisogna capire i perché.

Il racconto, dedicato al decalogo delle norme, partiva da lontano, con tono cantilenante…una storia.

“Nel medioevo ci fu nel mondo la peste bubbonica e morirono molte persone…ma tantissime!”
Alissa non si impressionava molto, anzi la parola “bubbonica” le ricordava il chewing gum rosa che, anche dopo averlo masticato per eterni minuti, le permetteva di fare palloni giganti e infatti, come il cane di Pavlov, partiva la richiesta “Nonna mi dai una ciccigomma?” eppoi “ma il medioevo è tanto passato!”,
Alissa non era molto impressionata. In fondo quanto poteva essere pericolosa una malattia che si chiamava come un chewing gum rosa e che si era diffusa secoli e secoli prima?
Nonnagiù, paziente, continuava e il racconto si faceva più contemporaneo e quindi più realista “poi c’è stata l’influenza spagnola…”
L’ influenza che aveva fatto milioni e milioni di morti, alla fine della 1° guerra mondiale.
“La spagnola?” nella mente di Alissa apparivano le ballerine di flamenco dai voluttuosi vestiti rossi, con trine e merletti.
“La tua bisnonna, cioè mia mamma, aveva vissuto nel tempo dell’influenza spagnola e si era salvata. Nel mondo sono morte tante persone, tantissime, e se fosse morta la bisnonna anche io non sarei qui…”
Qui la cosa per Alissa si faceva più temibile perchè più tangibile.

Dopo l’esposizione, più o meno cronologica, delle grandi epidemie, Nonnagiù declarava il suo dicktat assoluto “e quindi NON SI SPUTA A TERRA”.

Era priorità. Non c’era trattativa.

“Non si sputa a terra perché nella saliva ci possono essere dei microbi che possono portare delle malattie, anche pericolose. Microbi, bacilli, batteri e virus si trovano nella saliva, poi vanno a terra, poi li calpestiamo con le scarpe, poi torniamo a casa e poi, se non ci cambiamo le scarpe, li portiamo sul nostro pavimento”

Nonnagiù si ricordava bene della tubercolosi, della sua diffusione e dell’alto tasso di mortalità, diminuita solo con l’arrivo degli antibiotici dopo il 1946, alla fine della 2° guerra. Si ricordava dei molti paesani morti.

“Quando rientri a casa, togliti le scarpe perché le scarpe sulla strada possono calpestare molta sporcizia ed è bene non portarla sul pavimento di casa. Mettiamo le ciabattine di casa”

“Vuoi giocare nel campo e raccogliere il tesoro ? Va bene, ma con le mani sporche non ti toccare il volto e quando torni a casa lavati subito le mani”

“Quando devi tossire o starnutire usa sempre il fazzoletto davanti alla bocca. Lo dobbiamo fare tutti perché così non ci trasmettiamo i germi l’un con l’altro. Ecco questo è per te”


E così ebbi il mio fazzoletto di rasorosa.
Da tenere sempre a portata di mano perchè “usa la testa, ragiona”.
Le nonne NON possono devono morire perché sono le ultime detentrici dei perché.
Le nonne hanno l’obbligo di non morire perché ultime detentrici dei perché.

Questa è una fake story, nulla è vero.

Forse.


Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella scrive in una lettera  “Qui, in numerosi territori, con tante vittime, viene decimata la generazione più anziana, composta da persone che costituiscono per i più giovani punto di riferimento non soltanto negli affetti ma anche nella vita quotidiana”.

Marzo 2020 – Tempo di pandemia da coronavirus

Commenti

Valentina Crisan 13 Aprile 2020 alle 16:36

Mi sono piaciuti i tuoi racconti, soprattutto il secondo, quello delle nonne da liberare.
Mi piaccioni i nomi che hai scelto per i tuoi personaggi – Tilia (che bello il profumo dei fiori di tiglio!) , Alissa.
Anche ricordare la carrellata di regole di igiene “pescate” dal passato e rese attuali piu’ che mai – eccezionale!
Brava Anto!!

    @ntonella 13 Aprile 2020 alle 21:15

    grazie Valentina!

Isabellato copiato verrà automaticamente visualizzato qui 26 Marzo 2020 alle 23:26

Semplicemente, geometricamente perfetto

    @ntonella 27 Marzo 2020 alle 10:03

    grazie Isa!!

Pepi 25 Marzo 2020 alle 16:31

Non ho parole ….. semplicemente divino

    @ntonella 26 Marzo 2020 alle 12:23

    grazie Pepi !!

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